La ricerca forse più completa e convincente sulla fugura dell'animatore prende avvio da un interrogativo per lo meno sorprendente: esiste l'animatore? . L'animazione è una nozione già debole sul piano concettuale, compressa tra paradigmi culturali e operativi propri dell'educatore e i ruoli delle figure assistenziali, poli di un continuo lungo il quale l'animatore oscilla, senza rintracciare equilibri che ne determinino lo specifico.
L'animatore geriatrico deve ricevere un'adeguata calibratura, al fine di consentie un elevato grado di professionalità e di specializzazione che la distingua.
L'animatore restituisce anima, e perciò soggettività, individualità e differenza, all'utente del servizio, facendo tesoro della fantasia e della creatività che sono allaa radice della comunicazione, dell'espressvità e della fantasia. Senza dimenticare quanta fantasia, appunto, ci sia nell'anima persino nell'anziano involuto, che, smarrendo i codici della razionalità e dell'ordine, trae dall'inconscio cose vecchie e cose nuove, sottoponendo a catarsi tutte le sensazioni negative da cui spesso si origina la demenza stessa, e rintracciando nell'animatore il soggetto privilegiato di benefici process. Il vero e unico metodo, universale e inderogabile, dell'animazione è dunque la condivisione, partecipazione affettiva e comunicativa al destino dell'altro.
E' inopportuno pensare che solo la figura dello psicologo sia in grado di portare avanti un programma individuale o di gruppo volto alla stimolazione cognitiva dell'anziano. E' perciò necessario che l'animatore possegga competenze necessarie ad entrare con padronanza nel colloquio terapeutico individuale e a condurre con padronanza i processi psico-sociali propri dei piccoli gruppi di psico-stimolazione.
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