venerdì 7 settembre 2012

"A tavola non si invecchia"...

Un'appropriata alimentazione è un ingrediente essenziale per conservare un buono stato di salute in tutte le età, e specialmente in età avanzata.Negli anziani infatti avvengono modificazioni fisiologiche, quali il rallentamento del metabolismo basale e la diminuzione della muscolatura scheletrica, cambiamenti dello stile di vita, come la ridotta attività fisica, che riducono il fabbisogno energetico, ma che richiedono un giusto apporto di nutrienti.
Oltre i 40 anni, l'occorrente di calorie e di proteine diminuisce gradualmente di circa il 5 % ogni 10 anni sino ai 60 anni d'età; dai 60 ai 70 anni il calo è del 10 %, e un'altra riduzione del 10 % avviene dopo i 70 anni. Ma il problema, nell'anziano, non è tanto quello dell'apporto calorico, quanto quello di un regime alimentare equilibrato e completo nei principali nutrienti. La dieta ideale deve coprire in modo armonico ed equilibrato i fabbisogni nutrizionali dell'anziano.
Gli anziani sentono meno la sete e si astengono dal bere per paura di disturbi come l'incontinenza urinaria o per timore dell'accumulo di liquidi che secondo un'idea sbagliata "fa gonfiare". Nella dieta dell'anziano devono essere assolutamente presenti il calcio ed il ferro. 
Le persone anziane sono a rischio di carenza di ferro.
Il consumo del fabbisogno nutrizionale giornaliero deve essere suddivisa in tre pasti:
  • Uno leggero al mattino, non limitato ad una tazza di caffè, ma accompagnato da qualche biscotto. Se non c'è intolleranza, il latte è un ottimo alimento, ricco di calorie, calcio, proteine e liquidi.
  • Il pasto principale, il pranzo, costituito da pane e cereali, cibi ricchi di proteine (carne, pesce, uova), verdura e frutta fresca ricca di vitamine. Grassi in piccola quantità come condimento.
  • Alla sera la cena deve essere leggera: un pasto abbondante rende la digestione lenta e laboriosa e si concilia male con il sonno.
FONTE: http://www.benessere.com/dietetica/arg00/alim_anziani.htm

giovedì 30 agosto 2012

Integrazione delle rette, un problema attuale

L'accoglienza in una struttura protetta (casa di riposo) è destinata a persone anziane non autosufficienti, in stato di bisogno. Al giorno d'oggi nelle case di riposo entrano meno anziani, perché l’Asl ha difficoltà a integrare le rette.Le strutture cercano di ovviare, mantenendo rette per gli ospiti non convenzionati il più basse possibile, a partire da 1.500 euro, con una media di 1.800-2.200. Troppi.Sembra una ruggine, che si dilata e aggredisce, a causa della mancanza di risorse. L’epicentro del fenomeno è insospettabile, le case di riposo, luoghi che dovrebbero essere il simbolo dell’assistenza. Da tempo le famiglie con anziani non autosufficienti a carico gridano aiuto e gli operatori del settore avvertono del baratro verso cui ci si affaccia velocemente.
Purtroppo è una situazione anomala: le liste d’attesa si allungano, le famiglie sono lasciate a se stesse, e le strutture sono in impasse. Le case di riposo si sforzano di venire incontro a pazienti e famiglieLe famiglie tendono più spesso di un tempo a tenere in casa l’anziano. La situazione incide però non solo sulla capacità di “tenuta” del nucleo domestico (occorrono infinite energie, oltre che tempo, per assistere un non autosufficiente), ma anche sugli operatori, che si trovano a fronteggiare situazioni limite (l’anziano arriva nella struttura quando non se ne può più fare a meno). Non disponendo, inoltre, delle strumentazioni e delle competenze adeguate, la famiglia ricorre con insistenza alle strutture sanitarie pubbliche, contribuendo alla loro saturazione.

FONTE : http://www.gazzettadalba.it/2012/06/il-dramma-di-essere-anziani/
 

mercoledì 22 agosto 2012

Vecchiaia = Saggezza

Ai giorni nostri non si tiene nella giusta considerazione il "tesoro" che ogni anziano conserva dentro di sè; tesoro costituito da un mix fatto di conoscenza, saggezza e ricordi di un lontano passato che i giovani di oggi non sanno apprezzare nella giusta misura.
Citazioni :
  • La vecchiaia realizza i presentimenti della gioventù  di Sören Kierkegaard 
  •  La vita sarebbe infinitamente più felice se nascessimo a ottanta anni e ci avvicinassimo gradualmente ai diciotto. di Mark Twai
  • La tragedia della vecchiaia non è di essere già vecchi, ma di essere ancora giovani. di Oscar Wilde 

L'approccio educativo-animativo con gli anziani

Le attività svolte all'interno della casa di riposo durante il tirocinio sono state molteplici:
la giornata iniziava con un momento di preghiera con le ospiti del reparto, che recitavano il santo rosario, poi proseguiva con le varie attività manuali e ricreative.
Ho collaborato a fianco dell’educatrice nelle attività proposte alle signore anziane per realizzare: addobbi natalizi per l’albero, angioletti, folletti, alberelli di stoffa, stelline confezionate con perle, imparando nel frattempo a cucire.
Inoltre ho aiutato nelle pratiche delle o.s.s. (imbocco ospiti non autosufficienti)  e appuntamento fisso mensile nei reparti con il gioco della tombola a e a carte. 
 e attività educative sono finalizzate al raggiungimento di un duplice risultato: stimolare funzioni cognitive relativa sia alla memoria esplicita (orientamento, percezione,linuguaggio, pesiero) che a quella implicta, con rinforzo delle attività motorie e delle sequenze procedurali tipiche della vita quotidiana. Accanto alle attività per la memoria ve ne sono altre, di natura terapeutica riabilitativa di gruppo quale, ad esempio, lettura del giornale che restituisce al paziente il senso dello scorrere del tempo, attraverso un appuntamento settimanale stabile ed attraverso un contatto diretto con la realtà del mondo esterno. Importante è l'organizzazione delle varie feste dell'anno, complenno, Natale e Pasqua.
Queste sono le attività che ho svolto durante il percorso di tirocinio, ma oltre a questi momenti ci possono essere momenti di gioco e di danzaterapia.

"frasi prese dalla tesi"

Inoltre molto importante per gli anziani è il  modello di Musicoterapia Umanistica si basa sulla RELAZIONE, sull’ascolto empatico, sull’accettazione incondizionata dell’altro per come è nel momento presente e sull’utilizzo del suono e della musica come mezzo per scoprire e sviluppare i potenziali e le risorse della persona.
Si parte dal presupposto che ogni persona abbia in sé tutte le risorse necessarie per adattarsi all’ambiente. C’è una sostanziale fiducia nella persona che ha dentro di sé le potenzialità per superare le difficoltà nelle quali si trova e di venirne fuori. (Rogers, 1961).
Ciò è possibile quando "l’agire del musicoterapeuta attua l’ascolto empatico": il musicoterapeuta si pone all’ascolto dell’altro per cercare di scoprire come l’altro viva la realtà, cercando il senso del suo modo di essere e di comportarsi, andando a ricercare non ciò che manca, ma quello che c’è. Suo compito è di suonare "dialogando" con le persone di cui si prende cura.
 La persona anziana ricoverata vive dentro di sé una sorta di "frammentazione del sé", con sofferenza, sensazione di perdita, disorganizzazione, depressione.
Anche la persona demente vive dentro di sé una situazione di "disintegrazione" e di "frammentarietà" che la porta ad una fragilità nella vita affettiva e sociale e ad un’instabilità piena di ansia e angoscia.
In termini musicali l’invecchiamento associato al ricovero e la Malattia di Alzheimer rappresentano la rottura di un ordine, la rottura di un’armonicità della persona. Attraverso la musicoterapia ci si può relazionare con la persona e riuscire a ritrovare l’ordine che sembrava perduto. Non si tratta di intervenire per o su una patologia; ci si relaziona con la persona. Tutto accade nella reciprocità, nella relazione, nel rispetto.
La comunicazione autentica presuppone comprensione, risonanza da parte di un altro essere umano. Essa costituisce la fonte primaria della sensazione di sicurezza derivante dalla conferma del Sé. 

FONTE http://www.musicoterapia.it/La-musicoterapia-umanistica-per.html


martedì 7 agosto 2012

La figura dell'animatore nelle strutture per anziani

La ricerca forse più completa e convincente sulla fugura dell'animatore prende avvio da un interrogativo per lo meno sorprendente: esiste l'animatore? . L'animazione è una nozione già debole sul piano concettuale, compressa tra paradigmi culturali e operativi propri dell'educatore e i ruoli delle figure assistenziali, poli di un continuo lungo il quale l'animatore oscilla, senza rintracciare equilibri che ne determinino lo specifico.
L'animatore geriatrico deve ricevere un'adeguata calibratura, al fine di consentie un elevato grado di professionalità e di specializzazione che la distingua. 
L'animatore restituisce anima, e perciò soggettività, individualità e differenza, all'utente del servizio, facendo tesoro della fantasia e della creatività che sono allaa radice della comunicazione, dell'espressvità e della fantasia. Senza dimenticare quanta fantasia, appunto, ci sia nell'anima persino nell'anziano involuto, che, smarrendo i codici della razionalità e dell'ordine, trae dall'inconscio cose vecchie e cose nuove, sottoponendo a catarsi tutte le sensazioni negative da cui spesso si origina la demenza stessa, e rintracciando nell'animatore il soggetto privilegiato di benefici process. Il vero e unico metodo, universale e inderogabile, dell'animazione è dunque la condivisione, partecipazione affettiva e comunicativa al destino dell'altro.
E' inopportuno pensare che solo la figura dello psicologo sia in grado di portare avanti un programma individuale o di gruppo volto alla stimolazione cognitiva dell'anziano. E' perciò necessario che l'animatore possegga competenze necessarie ad entrare con padronanza nel colloquio terapeutico individuale e a condurre con padronanza i processi psico-sociali propri dei piccoli gruppi di psico-stimolazione.

giovedì 2 agosto 2012

Il morbo di Alzheimer

Venne descritto all'inizio del secolo dal patologo Alois Alzheimer come un quadro caratterizzato dalla pardita di neuroni, presenza di placche neuritiche e degenerazione neurofibrillare nel cervello di persone dementi che dopo la morte erano giunte alla sua osservazione. Recentemente grande significato è stato dato alla presenza di deposito di sostanza beta amiloide ed ai deficit di neurotrasmettitori, riscontrati nel tessuto cerebrale dei soggetti affetti dalla malattia.
La certezza diagnostica si può avere soltanto con l'esame post mortem del tessuto cerebrale. La diagnosi clinica, supportata dagli esami strumentali può essere di conseguenza solo probabile o possibile, essenzialmente basata su criteri di esclusione. Sarebbe più corretto, pertanto, definire i pazienti affetti da tale quadro come portatori di demenza di "tipo" Alzheimer. Difficile è l'individuazione di una gerarchia di fattori di rischio per la malattia di Alzheimer, dato che una vera e solo causa determimante questa malattia non è stata con certezza individuata.
Serie di fattori di rischio o protettivi:
  1. il progredire dell'età è certamente correlato con l'aumento di frequenza dei casi di demenza
  2. stato familiare: il rischio è aumentato di tre volte qualora esista tra i familiare in caso di Alzheimer. 
  3. Esposizione a tossici. Collanti, pesticidi, alcool, solventi chimici ed in special modo l'alluminio sono correlati con il rischio di malattia.
  4. il buon livello di istruzione, come fattore protettivo, è a tutt'oggi oggetto di dibattito
  5. anche le carenze di alcune vitamine è stata messa in correlazione con l'insorgenza di deficit cognitivi
  6. la storia di un pregresso trauma cranico sembrerebbe significativa come fattore di rischio
  7. il fumo, fattore di rischio per cerebropatie vascolari, sembrerebbe invece un fattore protettivo per l'Alzheimer.
  8. L'Alzheimer sembrerebbe meno frequente nelle donne che hanno fatto uso di estrogeni in post menopausa
  9. anche i pazienti reumopatici che abbiano in maniera prolungata fatto uso di farmaci antifiammatori sarebbero meno esposti per la demenza
  10. turbe del sistema immunitario o l'infezione da parte di determinati virus lenti, sono stati ipotizzati come eventi causali della malattia
Il quadro sintomatico completo della DA si esprime con:
  • disturbi della memoria
  •  alterazioni del comportamento
  • deficit cognitivi
  • sindrome afaso-apratto-agnosica
Ci sono 3 stati dell'evoluzione della malattia : stadio 1( 1-3anni), stadio 2( 2-10anni), stadio 3( 8-12 anni).


domenica 1 luglio 2012

La demenza senile

La demenza è il deterioramento acquisito delle funzioni corticali superiori. Tali funzioni comprendono:
  • la memoria
  • la capacità di risolvere i problemi della vita quotidiana
  • l'esecuzione di attività percettivo-motorie apprese
  • l'uso delle capacità sociali
  • il controllo delle reazioni emotive in assenza di un generale obnubilamento della coscienza.
La demenza risulta sicuramente e di gran lunga la principale patologia per la quale è chiesto9 il ricovero in strutture atte ad ospitare gli anziani. E' stato calcolato che il 60% dei ricoverati in Istituti per non autosufficienti è sofferente per tale forma morbosa. Resta evidente che le strutture residenziali, pubbliche o private, non possono già oggi, e tanto meno in futuro, rappresentare la soluzione ideale e riproducibile all'infinito per questo genere di soggetti. Ma nell'attesa che altre forme assistenziali sul territorio supportino ed integrino compiutamente le realtà residenziali, già ora il ruolo della famiglia nella cura dell'individuo anziano, e per giunta disabile, diventa sempre più importante


FONTE VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=XRqWK8YfxVM&noredirect=1